Franciacorta

UN TERRITORIO DA SCOPRIRE

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ettari vitati CIRCA
cantine circa
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di bottiglie circa
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La Franciacorta si trova nel cuore della Lombardia, a due passi da Milano, affacciata sulle sponde del Lago d’Iseo, in un’area di circa 200 chilometri quadrati che comprende 19 comuni della Provincia di Brescia.

Le sue dolci colline, delimitate ad ovest dal fiume Oglio e a nordest dalle ultime propaggini delle Alpi Retiche, devono le loro antichissime origini ai ghiacciai che, ritirandosi nella Seconda e Terza era geologica, hanno creato l’anfiteatro all’interno del quale ha preso vita la Franciacorta.

A livello climatico, essendo la Franciacorta situata all’estremo confine settentrionale della Pianura Padana, incastonata nel sistema prealpino, e collocata a sud del Lago di Iseo, pur risentendo di un clima di tipo continentale, trae enormi benefici dalla vicinanza del lago che ha un importante effetto mitigante sulle temperature. La stessa vegetazione della Franciacorta è tipicamente mediterranea, ne è riprova la presenza diffusa di piante d’ulivo che permettono la produzione di olio di ottima qualità.

Per la mancanza di documentazione storica esaustiva l’origine del nome “FRANCIACORTA” ad oggi risulta di difficile interpretazione e definizione. L’ipotesi più accreditata è che l’origine del termine Franciacorta derivi da “curtes francae”, corti franche, zone esentate, affrancate, dal pagamento dei tributi.

Il termine fa riferimento a quelle piccole comunità di monaci benedettini insediate nell’Alto Medioevo in zona collinare vicino al Lago d’Iseo che erano esentate dal pagamento dei dazi, ai Signori e al vescovo, per il trasporto ed il commercio delle loro merci in altri Stati o possedimenti, poiché i frati erano dediti alla bonifica dei territori assegnati e istruivano i contadini alla coltivazione dei campi.

lo studio di zonazione

L’interazione vite – ambiente

Nella seconda metà degli anni ’90, uno scrupoloso studio di zonazione è stato condotto nel territorio viticolo della Franciacorta dall’università di Milano, sotto la guida di Attilio Scienza, al fine di definire, con un approccio scientifico, la vocazionalità enologica dell’interno bacino, studiando e valutando l’effetto dell’insieme delle caratteristiche geopedologiche, morfologiche e climatiche del territorio sulle prestazioni produttive e qualitative del vigneto.

È così possibile catalogare con precisione il territorio, disponendo per ogni unità omogenea indicazioni molto precise sul tipo di terreno, sul tipo di vitigno più idoneo da coltivare e su come questo vitigno si comporterà in quella zona e il vino che si otterrà.

Sono state individuate sei unità vocazionali: depositi fini, fluvio-glaciale, colluvi distali, morenico profondo, colluvi gradonati, morenico sottile.

Sei diversi terroir, che testimoniano l’eterogeneità e la ricchezza della Franciacorta vitivinicola, con suoli differenti per caratteristiche di tessitura, fertilità e capacità di drenaggio, che a loro volta determinano diversi comportamenti vegeto-produttivi, diverse dinamiche di maturazione delle uve e infine caratteri sensoriali nei vini-base.

Lo studio pedologico e la stesura di unità vocazionali per il Franciacorta (e il Curtefranca) garantiscono la possibilità di una più coscienziosa produzione e aspettative più sicure sul prodotto finale, in quanto ognuna ha caratteristiche distintive ed ognuna dà un certo tipo di peculiarità all’uva.

Conscia di quanto le differenti conformazioni del sottosuolo facciano la differenza, Montina ha deciso di coltivare vigneti in zone della Franciacorta appartenenti ad unità vocazionali diverse. 

72 ettari complessivi, tra affitto e proprietà, dislocati in 7 dei 19 Comuni franciacortini: Monticelli Brusati, Provaglio d’Iseo, Monterotondo, Passirano, Bornato, Gussago e Cazzago San Martino.

Per la produzione di Franciacorta Montina impiega solo vitigni nobili di Chardonnay (all’80%) e Pinot Nero (al 20%).

IL METODO

È il metodo Franciacorta a garantire ancora oggi la qualità di ogni singola bottiglia.

Norme rigide e scrupolose per ottenere vini di assoluta qualità: impiego esclusivamente di vitigni nobili, raccolta a mano, rifermentazione naturale in bottiglia e successiva lenta maturazione e affinamento sui lieviti, non inferiore ai 18 mesi per le basi, 30 per i Millesimati e ben 60 mesi per le Riserve.

LE FASI del metodo Franciacorta

I Franciacorta Montina vengono prodotti seguendo le rigide norme del Disciplinare del Consorzio Vini Franciacorta di cui fa parte, le più restrittive a livello mondiale per quanto riguarda la produzione di Metodo Classico.

Il metodo Franciacorta ben codificato nel disciplinare DOCG, genericamente per altri indicato come “classico”, impone procedure e norme da rispettare in modo rigoroso per elevarne la qualità.

A partire dai territori in cui i vigneti devono trovarsi (“comuni di Paratico, Capriolo, Adro, Erbusco, Corte Franca, Iseo, Ome, Monticelli Brusati, Rodengo Saiano, Paderno Franciacorta, Passirano, Provaglio d’Iseo, Cellatica e Gussago, nonché parte del territorio dei comuni di Cologne, Coccaglio, Rovato e Cazzago S. Martino […] e parte del territorio del comune di Brescia”) e dalle uve utilizzate:

  • Il Franciacorta deve avere, come composizione ampelografica, Chardonnay e/o Pinot nero. Possono concorrere alla produzione anche le uve di Pinot bianco, fino a un massimo del 50%, e le uve del vitigno Erbamat, fino ad un massimo del 10%.
  • Il Franciacorta Rosé deve essere ottenuto dalle uve di Chardonnay fino ad un massimo del 65% e di Pinot nero per almeno il 35%. Possono essere aggiunte uve di Pinot bianco fino a un massimo del 50% e uve di Erbamat fino ad un massimo del 10%.
  • Per il Satèn, le uve di Chardonnay devono essere minimo il 50%. Può concorrere alla produzione il vitigno Pinot bianco, fino quindi a un massimo del 50%.

Maggiori informazioni circa il disciplinare e le tipologie di vini sono disponibili sul sito ufficiale del Consorzio Franciacorta

vENDEMMIA

La raccolta delle uve deve essere eseguita obbligatoriamente a mano ed il trasporto delle stesse fino al centro di pressatura deve essere eseguito in modo da non compromettere l’interezza e l’integrità del grappolo.

Le uve devono quindi essere riposte in cassette di peso non superiore ai 18-20 kg per evitare che possano comprimersi e perdere succo.

La raccolta delle uve avviene attorno alla seconda metà di agosto per garantire buoni livelli di acidità nell’acino e una gradazione potenziale di 9,5°di alcol

PIGIATURA

Le uve vengono pigiate in tre fasi.

La pressatura delle uve viene effettuata con delle presse meccaniche a polmone che sfruttano la pressione uniforme dell’aria generata da un compressore contro le pareti della gabbia forata. Da 100 kg di uva si possono ottenere 65 litri di vino.

Un altro macchinario che è possibile utilizzare per la pigiatura è il Torchio Verticale Marmonier: questa pressa in legno sfrutta un’ampiezza del vaso pari a 3 metri di diametro e l’altezza limitata di soli 120 cm, per ridurre il tempo di deflusso del mosto e consentire una spremitura molto soffice dei soli acini maturi, senza frantumazione delle bucce, con una resa del 35%- 40%. La pressatura soffice di entrambi i macchinari permette all’acino d’uva di mantenere intatte tutte le qualità organolettiche. Il risultato che si ottiene è il mosto fiore, la più alta qualità di mosto d’uva.

In annate climaticamente favorevoli vi è la possibilità di aumentare la resa di vino di ulteriori 13hl, questa è la riserva vendemmiale e deve essere conservata sfusa per un periodo minimo di 12 mesi.

PRIMA FERMENTAZIONE

Il nostro Torchio e in generale tutta l’area destinata alla spremitura sono posti sopra la sala di vinificazione, in modo tale da poter sfruttare la caduta dei mosti per gravità, senza l’utilizzo delle pompe.

Questi, con l’aggiunta di lieviti selezionati, vengono suddivisi in vasche d’acciaio o in barrique a seconda della tipologia di uva, di pigiatura, e di vigneto di provenienza.

La prima fermentazione degli spumanti metodo classico è la fermentazione alcolica, ossia la trasformazione naturale del mosto in vino

Il mosto ottenuto dalla pigiatura viene riposto in vasche d’acciaio a temperatura controllata o in botti di legno, addizionato di lieviti e zuccheri che daranno il via alla prima fermentazione. 

Il vino sosta nelle vasche d’acciaio e nei legni fino a primavera ed il risultato è un vino fermo con bassa gradazione alcolica. 

Una volta trascorsi i mesi, i vini contenuti nelle diverse vasche verranno assaggiati ed assemblati per creare la cuvée, ossia l’unione di più vini base. 

Se i vini di base sono per almeno l’85% della stessa annata, si potrà produrre un Millesimato.

TIRAGGIO

Il tiraggio è il termine tecnico che definisce l’operazione di imbottigliamento. Una volta assemblata la cuvée, il vino viene sostanzialmente spostato in bottiglia e addizionato di liquor de tirage, una soluzione composta di zucchero di canna e lieviti selezionati. 

Questi svolgeranno la seconda, lenta, rifermentazione in bottiglia. Il quantitativo di zucchero disciolto nello sciroppo di tiraggio è pari a 24 grammi litro per tutte le tipologie del Franciacorta, ad eccezione del Satèn per il quale si riduce a 20 grammi litro. 4g/l di zucchero liberano una quantità di CO2 corrispondente a circa 1 bar, queste quantità di zucchero sono necessarie per sviluppare all’interno della bottiglia una pressione di 6 atmosfere (5 per il Satèn)

Le bottiglie vengono quindi tappate con una capsula di plastica e un tappo a corona.

PRESA DI SPUMA

Una volta tappate, le bottiglie sono accatastate manualmente e messe a riposare in orizzontale in cantina ad una temperatura compresa tra i 13 e i 16° per la seconda fermentazione, durante la quale i lieviti si nutrono degli zuccheri e li trasformano in alcol e anidride carbonica (presa di spuma).

La CO2 prodotta rimane in bottiglia, formando così il tipico perlage del prodotto finito.

Da qui i lieviti che hanno effettuato la seconda fermentazione in bottiglia vanno incontro ad autolisi e si sedimentano sul lato della bottiglia, donando al Franciacorta i suoi aromi distintivi. 

L’affinamento sui lieviti ha una durata minima di 18 mesi per i vini base, 24 mesi per Saten e Rosé, 30 mesi per i Millesimati e 60 mesi per le riserve.

REMUAGE

Una volta terminato il periodo di affinamento, le bottiglie vengono poste su dei cavalletti chiamati pupitres, giornalmente ruotate sul loro asse di alcuni gradi e progressivamente inclinate con il collo verso il basso per far defluire dolcemente i sedimenti verso il tappo e procedere quindi alla loro espulsione.

SBOCCATURA

Le bottiglie, che sono in posizione verticale con il collo verso il basso, vengono immesse in una soluzione la quale fa sì che all’interno del collo della bottiglia si formi un piccolo blocco di ghiaccio, che intrappola completamente i lieviti depositatisi a fondo per via della gravità.

Ghiacciato il collo si procede alla rimozione del tappo a corona, e così il piccolo blocco di ghiaccio che si è venuto a formare, grazie alla pressione interna, viene espulso (con una minima perdita di vino).

Il vino viene dunque addizionato di sciroppo di dosaggio, un composto di vini base Franciacorta e zucchero in quantità tale da determinare la tipologia di Franciacorta:

Pas dosé o Dosaggio zero: < 3 g/l

Extra brut: ≤ 6 g/l

Brut: < 12 g/l

Extra dry: 12-17 g/l

Dry o Sec: 17-32 g/l

Demi sec: 33-50 g/l

VESTIZIONE

Infine, le bottiglie vengono chiuse con il tappo in sughero stretto dalla gabbietta e scosse energicamente per miscelare bene lo sciroppo di dosaggio. Trattenute per qualche altro mese in cantina per dare al vino il tempo di assestarsi, le bottiglie vengono confezionate con l’etichetta, la capsula, il contrassegno DOCG, la retro etichetta e messe nei cartoni.

DEGUSTAZIONE

La fase di assaggio dei vini è il culmine del viaggio.

È l’esplorazione soggettiva ed individuale del vino e delle sue sfumature.

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